Arbitri, la testimonianza di Luca per le nuove leve

La stagione del calcio sta per riprendere e, con essa, torneranno ad allacciarsi le scarpe tutti i protagonisti tesserati Csi. Dal calcio a 5 a quello a 7; dal giovanile all’Open, passando per il femminile. I calendari ed i programmi delle settimane arancioblù riprenderanno a colmare gli spazi bianchi, chiedendo alla categoria arbitrale di rimboccarsi le maniche e permettere il regolare completamento di tutti i campionati. Uno sforzo ingente.
L’emergenza sanitaria ha infatti smagrito notevolmente la rosa di fischietti a disposizione. Le insicurezze e i timori da una parte; i limiti di età ed il lungo periodo di fermo dall’altra. Due freni tirati che rallentano la corsa del settore. Ma la squadra «allenata» da Marco Baiguera, responsabile di riferimento, rimane di prima fascia. In formazione sia l’esperienza dei profili più maturi, sia la verve dei giovani talenti. Luca Frazzitta è uno di questi.
Luca è un lumezzanese classe 2001 con la passione del calcio. Ama giocarlo, ama guardarlo e, dalla primavera del 2018, ha anche imparato ad arbitrarlo: «Ho ancora in camera il quadretto che incornicia il diploma – spiega -. Data 28 febbraio 2018. Sono quattro anni che detengo la qualifica. Le prime partite in quella primavera, ero un diciassettenne che non voleva rinunciare a giocare per poter rispondere alla chiamata arbitrale. Il Csi Brescia mi diede questa possibilità».
In settimana gli allenamenti con il proprio club, nei weekend le partite, almeno tre: una da giocare, due da arbitrare: «Ho sempre giocato a calcio, da quando avevo 8 anni. Iniziai all’oratorio di San Sebastiano, a Lumezzane. Crescendo passai a società Figc, prima Valgobbiazanano e poi Ponte Zanano. Sono tuttora al Ponte, nella rosa della juniores, anche se sono nel giro della prima squadra. Sono un difensore mancino, centrale o esterno sinistro».
La famosa chiamata avvenne attraverso una delle modalità scelte dal Csi per reclutare nuove leve: l’ingresso nelle scuole: «Frequentavo un liceo scientifico ad indirizzo sportivo; al secondo anno ci parlarono del corso arbitri Csi, presi la palla al balzo. Mi ha sempre intrigato il doppio ruolo. Passare dall’altra parte mi ha permesso di comprendere molte cose. Se tutti i giocatori provassero almeno una volta a mettersi nei panni dell’arbitro cambierebbero atteggiamento, come ho fatto io. Oggi che sono capitano dell’Under 19 cerco sempre di usare i toni giusti in campo, favorendo un dialogo sereno. Perché so cosa vuol dire dirigere una gara».
Per allargare il numero di giacchette nere la prima mossa è farsi conoscere: «Prima di iscrivermi al corso non avevo mai pensato di intraprendere questa strada, anche perché non sapevo come si facesse. Già da piccolo mi interessava il regolamento, facevo tante domande a papà e nonno. Quando è arrivata l’opportunità, l’ho colta. Sono molto contento di averci provato, mi piace molto ed andrò avanti. Mi trovo benissimo nel gruppo Csi, anche grazie alla vicinanza dei colleghi più maturi, sempre disponibili ad aiutarmi».
La testimonianza di un ragazzo come Luca può dare una forte spinta alla ricerca di nuovi giovani arbitri: «Consiglio di provare, è un’esperienza arricchente. Un esempio? A settembre ho partecipato al torneo internazionale giovanile di Comacchio, c’erano squadre del calibro della Juventus. Ricordi indelebili».

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