Judo, al via le affiliazioni. Intervista a Gualtiero Spagnoli

Non sono soltanto gli sport di squadra a soffrire in questo 2020 che ha ostacolato e spesso reso addirittura impossibile la pratica di numerose discipline. Anche le attività individuali zoppicano, ma mentre ciclismo e ginnastica riescono a trovare vie d'uscita nel segno della flessibilità e dei supporti online, il judo resta al palo.

 

“Il nostro è uno sport basato sul contatto, sul confronto costante con l'avversario, sulla condivisione e sul duello - racconta Gualtiero Spagnoli -. Concetti come distanziamento e allenamenti individuali sono astratti per il judo”.

 

C'è chi non si arrende e si aggrappa ad esercizi ginnici funzionali alla disciplina o al judo di figura, ma si tratta di palliativi: “Alcune società, non avendo alternative, hanno virato in queste direzioni. Gli atleti ora possono fare solamente questo, se non in palestra almeno nella propria abitazione, ma ritengo che questo sport sia tutt'altro e che il judo manchi davvero molto a tutti, ma bisogna armarsi di pazienza, speranza e attendere buone notizie dal Governo”.

 

Il Csi Brescia intanto ha lanciato la campagna di affiliazione e tesseramento alla stagione 2021. Le società possono rinnovare la loro adesione al comitato o siglarne una nuova. Depennata, da parte dell'associazione, la quota di iscrizione, nell'ottica di una strategia solidale nei confronti di tutte quelle realtà dello sport di base che, venendo da 9 mesi di inattività, devono affrontare ristrettezze e difficoltà.

 

“È bello e giusto che il Csi, pur coinvolgendo le società, attui politiche economiche di questo tipo. Come stanno le realtà bresciane del judo? Resistono. L'auspicio è che a febbraio si possa tornare a calcare i tatami, riprendere gli allenamenti e imbastire le prime sfide. La pandemia continua a condizionare pesantemente la situazione. Io non sono né ottimista né pessimista, mi limito a fare il tifo perché la ripresa sia possibile al più presto, perché lo sport è importante per tutti, dai bambini agli anziani”.

 

I judoka, nel frattempo, vivono una situazione del tutto simile a quella dei calciatori. “In ambito nazionale ed europeo le competizioni proseguono – racconta Spagnoli -, ma gli atleti di alto livello sono monitorati costantemente e tamponati a cadenze fisse. In ambito dilettantistico l'unica possibilità sono gli allenamenti individuali”.

 

La prospettiva, Covid permettendo, è quella di elaborare una stagione composta, come da tradizione, da quattro tappe provinciali che daranno accesso alle sfide regionali e nazionali. I judoka non vedono l'ora.