Butturini si racconta. 'Arbitrare, che passione. Il Csi? Una vera famiglia'

Calciatore prima, arbitro poi. La metamorfosi di Dario Butturini avvenne in un momento preciso. “Facevo il portiere a Colombaro. L'arbitro Armanaschi mi fischiò un rigore contro dopo un'uscita bassa. Gli dissi che si era sbagliato, lui rispose che era sicuro e ci fu il classico battibecco. A fine gara mi sfidò dicendo che non avrei mai avuto il coraggio di fare il corso per direttori di gara. La mia risposta fu: quando si comincia? Pochi mesi dopo indossavo la divisa del Csi e avevo già il fischietto al collo”.

 

Prima di quell'episodio Butturini aveva vissuto la sua passione per il calcio da giocatore, militando in società di ottimo livello. Prima nel settore giovanile alla Leonessa, poi l'approdo a Chiari e una breve parentesi all'Atalanta (“Non avevo la mentalità giusta per restare lì”), quindi il passaggio alla Solbiatese in Interregionale a soli 17 anni, infine l'avventura al Bovezzo e l'approdo nei campionati Csi.

 

Il calcio di una volta? Era pura passione. Oggi non so se è sempre così. Al Csi quello spirito c'è ancora, lo vedo anche nella categoria Open, quella degli adulti. Non si tratta di semplice svago, ma di piacere puro. Le sensazioni più belle però le provi osservando i bambini. Lì c'è la genuinità autentica e l'arbitro diventa qualcosa di più simile a un insegnante. Poter arbitrare in ambito giovanile è un dono”.

 

Il passaggio da un ruolo all'altro ha cambiato la prospettiva di Butturini: Quando giocavo ero una iena con gli arbitri. Se ti metti dall'altra parte ti accorgi che il loro lavoro non è affatto semplice. Hai frazioni di secondo per decidere e quando hai fischiato non puoi più tornare indietro. Al Csi dopo 16 anni di arbitraggio conosco tutte le squadre, ma in campo non può esserci amicizia e i calciatori sono tutti uguali”.

 

Nel suo percorso c'è anche la soddisfazione di aver diretto numerose finali: Ogni finale regala grandi emozioni. È bellissimo per chi gioca, ma anche per chi arbitra. Ho avuto la fortuna di essere scelto per parecchie gare che assegnavano il titolo provinciale o la Coppa Leonessa. Nel prepartita c'è sempre grande tensione e voglia. Le atmosfere sono uniche, l'esserci è gratificante. Se sei lì significa che vali”.

 

In campo non è sempre facile per gli arbitri, ma l'esperienza di Butturini è ricca di episodi di fairplay. “Ne capitano spesso. Ci sono calciatori e dirigenti davanti ai quali togliersi il cappello. Nella mia prima partita arbitrata a 11 trovai nel capitano di una delle due squadre un collaboratore inaspettato. È successo anche altre volte che una squadra avvantaggiata da una mia decisione mi chiedesse con grande sincerità di tornare sui miei passi. In quei casi l'arbitro deve dire solo grazie”.

 

Un grazie che Butturini estende a tutto il Csi. Questa associazione è una famiglia vera, non tutti riescono a capire cosa sia davvero il Csi. Anni fa mi capitò di essere sospeso sei mesi. Allenavo una squadra femminile e a un torneo non si presentò l'arbitro, così mi resi disponibile, senza alcun interesse personale. Si trattava delle mie ragazze infondo, ma il regolamento Csi lo vietava. Un osservatore mi vide e fui sanzionato. Fu una leggerezza, ma al mio rientro non mi sono mai sentito giudicato, anzi. Subito coinvolto nel gruppo e spronato a crescere. In quei sei mesi non avevo lasciato il Csi: non potevo arbitrare, ma seguivo i miei colleghi. È una passione troppo grande, chi dice che si arbitra per soldi non ha capito niente. Poi è bellissimo veder giocare le nostre squadre, in ogni categoria”.

 

È anche per questo che il 56enne fischietto ciessino consiglia ai più giovani di provare a seguire la sua stessa strada: “Io non mi sono mai pentito, anzi. Conoscere tanta gente che ama lo sport è fantastico. Consiglierei a chiunque questa esperienza. Caratteristiche necessarie? Basta non essere presuntuosi e rendersi disponibili al dialogo, ma fino a un certo punto, perché il rispetto di ruoli e regole non deve mancare mai. Poi un po' di psicologia in campo non guasta mai, capire chi hai di fronte è prezioso. Io proseguirò finché mi divertirò, quindi sarà ancora lunga. L'unico ostacolo davvero tosto credo riguarderà eventuali acciacchi fisici”.